Bruxelles, 16 novembre 2016
14:00 – 16:30
Conferenza al Parlamento Europeo

Con questa conferenza ci proponiamo di valutare l’impatto delle proposte di modifica alla direttiva europea sul traffico illecito, sui possessori legali e sul mercato civile, e di discutere la “pericolosità” di alcuni tipi di armi e le fonti del mercato illecito.

Meno di una settimana dopo i tremendi attacchi terroristici del novembre 2015 a Parigi, che hanno visto l’uso di armi illegali, la Commissione Europea ha lanciato la sua bozza di modifica della direttiva comunitaria sulle armi da fuoco. La sua proposta comprende una totale messa al bando, con annessa confisca, di diverse categorie d’armi oggi utilizzate legalmente da cittadini onesti. Con la scusa dell’urgenza, la Commissione Europea ha avanzato queste proposte senza pubblicare l’obbligatoria valutazione d’impatto economico/sociale. Concepita con le peggiori intenzioni, tuttavia, la proposta della Commissione Europea è stata immediatamente fatta oggetto di forti critiche e si trascina nel suo iter da ormai un anno – e le relative discussioni al trilogo potrebbero proseguire ancora per molti mesi.

È ora di discutere l’impatto della proposta!

La nostra conferenza darà ai partecipanti l’opportunità di esaminare i nostri dati e le nostre ricerche, e decidere se l’impatto limitato sul traffico illecito della proposta della Commissione Europea giustifichi la penalizzazione di oltre 100 milioni di cittadini europei e l’impatto negativo sul mercato civile, che mantiene oltre 580.000 posti di lavoro – soprattutto tra le piccole e medie imprese, le cui attività dipendono dai cacciatori, i tiratori e i collezionisti di tutt’Europa.

Le presentazioni e le discussioni copriranno verteranno anche sulla minaccia che incombe su armi storiche dal valore inestimabile al momento detenute da musei e collezionisti privati; sulla cosiddetta “pericolosità” di alcuni tipi di armi; sulle fonti di approvvigionamento del mercato nero; e sui modi più adeguati di combattere il traffico illecito e prevenire le morti causate dalle armi da fuoco.


Scaletta della conferenza

Messaggio di benvenuto dell’Europarlamentare BERND KÖLMEL

Vicepresidente federale del partito ALFA, ex ufficiale di Polizia, avvocato abilitato presso le Corti distrettuali e la Corte Costituzionale Federale tedesca

Introduzione dell’Europarlamentare MEP DITA CHARANZOVA

Relatrice di parte per l’ALDE al comitato IMCO e al trilogo

 

Europarlamentare JUSSI HALLA-AHO

Membro delle commissioni LIBE ed IMCO impegnate nella discussione della direttiva.

 

STEPHEN A. PETRONI

Presidente di FESAC (Fondazione delle società europee dei collezionisti d’armi) e AMACS (Associazione dei collezionisti d’armi e tiratori sportivi di Malta), Membro del direttorio dell’ESSF (Forum europeo del tiro sportivo)

KATJA TRIEBEL

Membro del consiglio direttivo, responsabile delle pubbliche relazioni e della ricerca per FIREARMS UNITED e GERMAN RIFLE ASSOCIATION , Dirigente della Triebel GmbH


TOMASZ STEPIEN

Presidente di FIREARMS UNITED

 

to be continued…


Informazioni e accredito

DATA: 16 novembre 2016
ORARIO: 14:00 – 16:30
INGRESSO: free
CATERING: con inizio alle 13:30
LUOGO: Parlamento Europeo, edificio Paul-Henri Spaak, Rue Wiertz 60, 1047 Bruxelles – Sala PHS 1A002

È obbligatorio registrarsi in anticipo entro il 9 novembre 2016 sul nostro sito Internet o all’indirizzo E-Mail conference@firearms-united.com 

Specificare nome, cognome, data di nascita, nazionalità, tipo e numero del documento d’identità che ciascun partecipante avrà con se’.

A causa dell’elevato livello di sicurezza a Bruxelles, ai partecipanti si richiede di presentarsi con 45 minuti in anticipo – alle 12:45 – presso l’ingresso principale, Palazzo Altiero Spinelli – 1047 Ixelles, Bruxelles (l’ala opposta dell’edificio Paul-Henri Spaak).

I partecipanti dovranno mostrare il documento d’identità con cui si sono registrati.

PUNTO D’INCONTRO PER L’ACCREDITO:


Problemi

Ragionando sui problemi che la Commissione Europea sostiene che sussistano, e giudicando i quattro studi dell’UE al riguardo, FIREARMS UNITED ha sviluppato le sue conclusioni, che saranno discusse nel corso della conferenza.

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SCAPPATOIE LEGALI

Le “scappatoie legali” sono individuabili nella mancanza di alcuni requisiti tecnici per oggetti che non rientrano nello scopo della direttiva – armi disattivate o a salve – e nella mancanza di una definizione univoca e armonizzata del concetto di “parti essenziali d’arma” quando vendute separatamente dalle armi stesse.

La direttiva europea non copre quelle “armi che non ricadono nello scopo della direttiva” solo qualora esse non possano facilmente essere convertite all’impiego di munizionamento reale. Le definizioni nazionali e le specifiche tecniche adottate fanno si che il sistema funzioni bene in Paesi come il Regno Unito, l’Italia, la Germania, la Finlandia e altri ancora – mentre alcuni Stati membri come la Slovacchia ancora sono indietro.

Le basi per un’armonizzazione delle norme è stata gettata dagli studi europei del 2014, e sarebbe potuta essere approvata agli inizi del 2015; ma solo nel novembre dello stesso anno la Commissione ha approvato una versione molto rudimentale e molto mal fatta di un regolamento tecnico comune per la disattivazione delle armi da fuoco – a riprova del fatto che le intenzioni della Commissione Europea non sono mai state quelle di impedire atti di criminalità e terrorismo ma solo quelle di proibire, proibire, proibire.

Non ci sono “scappatoie legali” a cui si possano appigliare i collezionisti o comunque i cittadini rispettosi della legge che comprano e possiedono legalmente armi di tutte le categorie, dalla A alla D. Tutti gli esempi negativi presentati dalla Commissione per giustificare le sue restrizioni riguardano “accumulatori” che acquistano sul mercato grigio o sul mercato nero grandi quantità di armi illegali o di “armi” che non sono comprese nella direttiva.

Le nostre conclusioni: Per oltre un decennio, la Commissione Europea ha evitato di armonizzare le definizioni di “armi facilmente convertibili” e di “parti essenziali d’arma” – un compito di cui essa stessa si era incaricata con la revisione della direttiva sulle armi del 2008. Tali definizioni possono essere emanate senza mettere di nuovo mano alla direttiva; e tutte dovrebbero esserlo il prima possibile. Il regolamento di disattivazione comune emanato nel novembre 2015 è raffazzonato e dovrebbe essere superato quanto prima.

IMPATTO

Mettere al bando diverse centinaia di milioni di oggetti che oggi non ricadono entro lo scopo della direttiva (repliche e imitazioni di armi militari, armi disattivate e quant’altro), oltre a decine e decine di milioni di armi da fuoco legittimamente detenute renderebbe di fatto oltre cento milioni di cittadini europei passibili di confisca delle loro proprietà private e di conseguenze penali nel giro di una notte.

Disattivare le armi da fuoco in possesso dei collezionisti privati o sotto il controllo dei musei in base agli standard drastici imposti a novembre 2015 significherebbe danneggiare irreparabilmente oggetti di grande valore storico. Produttori e distributori legittimi vedrebbero rovinate le attività commerciali legali da cui traggono sostentamento per se’ e per le loro famiglie.

Le perquisizioni e le confische che le Autorità dovrebbero portare avanti nei confronti dei cittadini onesti, resi criminali da un pezzo di carta dal giorno alla notte, per applicare tali norme non farebbero che aumentare tremendamente i costi a carico degli Stati membri, distraendo risorse che potrebbero essere utilizzate proficuamente nella lotta alle grandi organizzazioni criminali

Le nostre conclusioni: La pubblicazione di nuove linee-guida tecniche comuni – possibile senza modificare la direttiva sulle armi – potrebbe da sola chiudere o quantomeno minimizzare le scappatoie legali con costi molto minori per le autorità europee e gli Stati membri. Il supporto finanziario al controllo delle frontiere esterne dell’Unione, alle attività investigative e allo scambio d’informazioni, e il raggiungimento di accordi sull’aumento delle pene minime previste per i trafficanti di armi illecite costituirebbero un buon punto di partenza per affrontare efficacemente il problema del mercato nero.

Rigettare in fase di trilogo o di voto al plenum dell’Europarlamento le restrizioni richieste dalla Commissione, o qualsiasi altra restrizione proposta sulle armi legali, non significherebbe automaticamente rinunciare ad un miglioramento del controllo sulle armi legali. L’istituzione del database comune europeo dei pregiudicati, integrato da una \”Black List” dei trafficanti illegali, minimizzerebbe il rischio che criminali o persone con precedenti di violenza possano in qualche modo ottenere legalmente accesso alle armi da fuoco.

LOTTA AL TRAFFICO ILLECITO

Al momento gli Stati membri non sono in grado di perseguire efficacemente i trafficanti che operino oltre le varie frontiere, e per il reato specifico di traffico internazionale d’armi mancano i dati relativi al numero di condanne emesse.

Tra il luglio 2014 e il maggio 2016, l’Unione Europea ha pubblicato quattro studi sul traffico illegale d’armi e le scappatoie giuridiche – e tutti e quattro gli studi sottolineano che NON C’È BISOGNO di ulteriori restrizioni relative alle armi legali, di tutte le categorie, né di controlli più severi sui cittadini titolari di licenze d’armi, in quanto non vi sono dati che sostengano la necessità di tali misure e che esse sarebbero dunque basate solo su congetture, come minimo.

Tutti e quattro gli studi, tuttavia, sottolineano la necessità di armonizzare tra gli stati membri le pene per i reati di produzione, distribuzione e possesso illegale d’armi quando commessi volontariamente, in quanto tale armonizzazione consentirebbe di fare si’ che i criminali non restino impuniti solo perché commettono i loro reati in un Paese vicino al loro, appena oltre il confine.

L’implementazione di tale indicazione richiederebbe tuttavia un migliore livello di condivisione delle informazioni – ad esempio una “Lista nera” dei condannati per la produzione o il traffico illegale d’armi, in modo che queste persone non possano lasciare il loro Paese e rientrare sul mercato in un altro Stato membro. Gli studi dell’UE indicano chiaramente che un database comune delle condanne rappresenterebbe un miglioramento necessario: le autorità potrebbero facilmente determinare se un cittadino che richieda una licenza di produzione o distribuzione d’armi, o una qualsiasi altra licenza collegata, non sia stato condannato in un altro Stato membro.

Le nostre conclusioni: Sottoporre collezionisti, Broker e altre “armi al di fuori dello scopo della direttiva” a controlli più rigidi non avrà alcun effetto sul traffico o sul possesso illegale d’armi, ma riuscirà solo ad accrescere i costi, il carico burocratico e la mole di lavoro delle Autorità competenti – che spesso già difettano dei fondi necessari per perseguire efficacemente i criminali.
Una banca dati comune delle condanne penali rappresenterebbe una soluzione migliore – sia per utilità che per costi – della banca-dati comune di rigetto delle domande di licenza proposta dalla Commissione Europea, in quanto consentirebbe alle autorità degli Stati membri di controllare anche le condanne relative a reati non collegati alle armi. Inoltre, i motivi di rigetto delle domande di licenze d’armi in Stati membri quali, ad esempio, l’Olanda, la Gran Bretagna o la Germania potrebbero non essere motivi validi per non concedere la stessa licenza in Paesi quali, ad esempio, la Repubblica Ceca o l’Italia. Se poi sia possibile creare una “Lista nera” dei produttori e trafficanti illegali d’armi da incrociarsi con questa banca-dati comune dei precedenti penali, è qualcosa a cui dovranno pensare gli esperti d’informatica. Ma è importante che le Autorità competenti possano avere facilmente accesso alle informazioni necessarie.

LOTTA E DETERRENZA CONTRO CRIMINALITタ E TERRORISMO

I criminali e i terroristi generalmente prendono di mira i bersagli più facili, ovvero i cittadini indifesi.
Se venissero introdotte limitazioni – in forma di divieti o di costi aggiuntivi – al commercio, all’acquisizione e al possesso legittimo di armi da fuoco, la direttiva europea sulle armi da fuoco priverà i cittadini onesti della possibilità di accedere agli strumenti più adeguati a difendersi da attacchi criminali. Per questo motivo, numerosi politici in Europa – ad esempio il Presidente della Repubblica Ceca – attualmente promuovono l’adozione della “via israeliana” per scoraggiare il terrorismo: incoraggiare il rilascio di un numero maggiore di licenze di porto difensivo d’armi per i comuni cittadini.

Persino l’ultimo studio dell’UE sull’abuso criminale delle armi da fuoco, datato maggio 2016, ha sottolineato come il possesso legittimo di armi da fuoco può potenzialmente fungere da deterrente contro il crimine.

Gli studi portati avanti negli Stati Uniti d’America dimostrano che nelle situazioni di autodifesa che vedano l’uso “solo” di coltelli, da una parte o dall’altra, vedono l’incidenza di ferite gravi – spesso mortali – in oltre il 50% dei casi. Nelle situazioni d’autodifesa che vedono la vittima disporre di un’arma da fuoco, nel 90% dei casi NON sono registrate ferite né da una parte, né dall’altra: la presenza dell’arma, o al massimo la partenza di un colpo d’avvertimento, é sufficiente a far fuggire l’aggressore o gli aggressori.

Le nostre conclusioni: Il disarmo dei cittadini onesti – che sia tramite la proibizione, l’imposizione di regolamenti più rigidi o di costi più elevati – non solo rende più facile la vita di criminali e terroristi, ma può comportare un aumento del tasso di suicidi tra coloro che, a causa delle nuove regolamentazioni, abbiano perso beni di valore o il loro lavoro. Nel Regno Unito, dopo la messa al bando delle armi corte nel 1997, é successo esattamente questo.