Lettera aperta al Presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker

In quest’epoca segnata dalla preminenza della tecnologia dell’informazione, le parole viaggiano in fretta; non sorprende, dunque, che così tanti cittadini Europei siano consapevoli delle pressioni che la Commissione Europea, e lei personalmente, state esercitando sul Parlamento Europeo affinché esso ceda e approvi i cambiamenti alla Direttiva europea sulle armi che avete proposto.

Il Dossier per la modifica in senso restrittivo della direttiva europea sulle armi potrebbe, a prima vista, essere considerato il parto frettoloso di una situazione d’emergenza, essendo stato presentato solo pochi giorni dopo gli orrendi attacchi terroristici di Parigi del novembre 2016. Ma quelli che – come me – si impegnano da anni per la salvaguardia del diritto alle armi dei cittadini onesti sanno fin troppo bene che la Commissione Europea ha solo approfittato del momento giusto per implementare un’agenda politica senza alcun fondamento empirico.

Siamo anche consi del fatto che una buona parte di quest’agenda ideologica ha origine da alcuni membri d’alto rango della Polizia svedese come Lars Henriksson e Peter Thorsell – quest’ultimo a capo dell’ufficio armi della Polizia svedese. Henriksson ha ricoperto il ruolo di consigliere tecnico di Fabio Marini (capo della Task Force sulle Armi da Fuoco per il Commissariato Europeo agli Affari Interni) poco prima che la Commissione Europea presentasse le sue proposte, mentre Thorsell è stato designato quale “esperto tecnico” del governo svedese durante i negoziati sul medesimo documento grazie alle pressioni del suo ex-collega e amico personale, Nils Hänninger, membro d’alto rango del Ministero di Giustizia di Stoccolma. La Polizia svedese non è riuscita ad implementare tale agenda disarmista a livello interno nel 2013 grazie alla democrazia interna e ad un processo di consultazione – nel quale io stesso sono stato coinvolto – che ha dimostrato come le proposte della Polizia per la messa al bando di tutte le armi lunghe semi-automatiche mancassero completamente di fondamento pratico.

È degno di il fatto che la Commissaria europea all’industria Elżbieta Bieńkowska abbia presentato pubblicamente dati e statistiche del tutto falsificate, che includevano anche Paesi non membri dell’UE, per giustificare le proposte restrittive della Commissione Europea. È significativo anche il fatto che la Commissione medesima ha ignorato o violato impunemente tutte le regole interne dell’UE relative alla valutazione dell’impatto delle proposte legislative, alla proporzionalità e alla sussidiarietà.

Ovviamente ogni società civile deve porre in essere misure precauzionali contro la criminalità, il terrorismo, le stragi della follia e quant’altro. Ma tali precauzioni devono essere fondate in base a dati solidi che ne dimostrino la proporzionalità e l’utilità – e non, certamente, sulle pressioni di burocrati e membri d’alto rango dei corpi dello Stato che non fanno distizione tra le loro opinioni personali e le leggi che sono chiamati a far rispettare, né del resto sulla propaganda e sulle menzogne. Il possesso e l’uso legittimo di armi da fuoco non rappresentano un problema in Europa; sono un problema, invece, il traffico illecito che ha liberamente luogo attraverso le porosissime frontiere aperte, interne e esterne, dell’Unione.

Mi chiedo, signor Juncker, come possa definirsi una persona democratica quando la Commissione Europea, sotto la sua guida, agisce nel modo in cui agisce. Nella favella che propinate alle masse, il nazionalismo è spesso descritto come la principale minaccia alla coesione dell’Europa. Certo, si tratta di una variabile, ma non rappresenta per l’Unione Europea una minaccia più grave di quella rappresentata da lei, signor Juncker, e dalle persone della sua risma. Spingendo con tale protervia per l’adozione di un’agenda così assurda, lei e i suoi sodali state attivamente creando un profondo solco di sfiducia tra le istituzioni europee e i popoli degli Stati membri.

In un Paese come la Svezia – ove ci sono 600.000 possessori d’armi su 9 milioni d’abitanti, che possiedono in tutto 2 milioni di armi da fuoco – i casi di abuso criminale di armi legalmente registrate e possedute, ogni anno, sono rarissimi. I crimini a mano armata sono in aumento, certo, ma tale aumento è alimentato dal contrabbando di armi militari provenienti dai Balcani. Non una sola volta, nella storia criminale della Svezia, un’arma da fuoco semi-automatica d’impostazione militare (quelle oggi facenti parte della Categoria B7) è stata rubata al legittimo proprietario e usata per commettere un crimine di qualsiasi tipo! Eppure la sua agenda politica la sta portando, e la porterà ancora, a ignorare qualsiasi prova che potrebbe indirizzare l’azione delle istituzioni UE verso i reali problemi da affrontare. È ormai chiaro a tutti che la Commissione Europea non è ingenua, ma semplicemente in malafede.

Personalmente ho votato NO ai referendum per l’adesione della Svezia all’Unione Europea e alla moneta unica europea, e sono sempre più convinto di aver fatto la scelta giusta. La mia domanda per lei, signor Juncker, è: vuole davvero dimostrare a tutto il mondo che Nigel Farage e gli elettori britannici che a metà 2016 hanno scelto la Brexit hanno ragione? Perché i Paesi d’Europa dovrebbero essere membri di un’unione la cui Leadership ignora completamente le leggi e i regolamenti che l’Unione stessa si è data?

Dennis Andersson,

Scienziato politico, storico, Blogger, cacciatore e tiratore sportivo – Umeå Sweden

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